40 consigli di scrittura da Umberto Eco

Categorie: 

Geniali. Wink Me li appunto qui e li condisco di rimandi a wikipedia per gli ignoranti come me. Smile

  1. Evita le allitterazioni, anche se allettano gli allocchi;
  2. Non è che il congiuntivo va evitato, anzi, che lo si usa quando necessario;
  3. Evita le frasi fatte: è minestra riscaldata;
  4. Esprimiti siccome ti nutri;
  5. Non usare sigle commerciali & abbreviazioni etc;
  6. Ricorda (sempre) che la parentesi (anche quando pare indispensabile) interrompe il filo del discorso;
  7. Stai attento a non fare… indigestione di puntini di sospensione;
  8. Usa meno virgolette possibili: non è “fine”;
  9. Non generalizzare mai;
  10. Le parole straniere non fanno affatto bon ton;
  11. Sii avaro di citazioni. Diceva giustamente Emerson: «Odio le citazioni. Dimmi solo quello che sai tu»;
  12. I paragoni sono come le frasi fatte;
  13. Non essere ridondante; non ripetere due volte la stessa cosa; ripetere è superfluo (per ridondanza s’intende la spiegazione inutile di qualcosa che il lettore ha già capito);
  14. Solo gli stronzi usano parole volgari;
  15. Sii sempre più o meno specifico;
  16. La litote è la più straordinaria delle tecniche espressive;
  17. Non fare frasi di una sola parola. Eliminale;
  18. Guardati dalle metafore troppo ardite: sono piume sulle scaglie di un serpente;
  19. Metti, le virgole, al posto giusto;
  20. Distingui tra la funzione del punto e virgola e quella dei due punti: anche se non è facile ;
  21. Se non trovi l’espressione italiana adatta non ricorrere mai all’espressione dialettale: peso e! tacòn del buso;
  22. Non usare metafore incongruenti anche se ti paiono “cantare”: sono come un cigno che deraglia;
  23. C’è davvero bisogno di domande retoriche?
  24. Sii conciso, cerca di condensare i tuoi pensieri nel minor numero di parole possibile, evitando frasi lunghe — o spezzate da incisi che inevitabilmente confondono il lettore poco attento — affinché il tuo discorso non contribuisca a quell’inquinamento dell’informazione che è certamente (specie quando inutilmente farcito di precisazioni inutili, o almeno non indispensabili) una delle tragedie di questo nostro tempo dominato dal potere dei media;
  25. Gli accenti non debbono essere nè scorretti nè inutili, perchè chi lo fà sbaglia;
  26. Non si apostrofa un’articolo indeterminativo prima del sostantivo maschile;
  27. Non essere enfatico! Sii parco con gli esclamativi!
  28. Neppure i peggiori fans dei barbarismi pluralizzano i termini stranieri;
  29. Scrivi in modo esatto i nomi stranieri, come Beaudelaire, Roosewelt, Niezsche, e simili;
  30. Nomina direttamente autori e personaggi di cui parli, senza perifrasi. Così faceva il maggior scrittore lombardo del XIX secolo, l’autore del 5 maggio;
  31. All’inizio del discorso usa la captatio benevolentiae, per ingraziarti il lettore (ma forse siete così stupidi da non capire neppure quello che vi sto dicendo);
  32. Cura puntiliosamente l’ortograffia;
  33. Inutile dirti quanto sono stucchevoli le preterizioni;
  34. Non andare troppo sovente a capo.
    Almeno, non quando non serve;
  35. Non usare mai il plurale majestatis. Siamo convinti che faccia una pessima impressione;
  36. Non confondere la causa con l’effetto: saresti in errore e dunque avresti sbagliato;
  37. Non costruire frasi in cui la conclusione non segua logicamente dalle premesse: se tutti facessero così, allora le premesse conseguirebbero dalle conclusioni;
  38. Non indulgere ad arcaismi, apax legomena o altri lessemi inusitati, nonché deep structures rizomatiche che, per quanto ti appaiano come altrettante epifanie della differanza grammatologica e inviti alla deriva decostruttiva – ma peggio ancora sarebbe se risultassero eccepibili allo scrutinio di chi legga con acribia ecdotica – eccedano comunque le competente cognitive del destinatario;
  39. Non devi essere prolisso, ma neppure devi dire meno di quello che;
  40. Una frase compiuta deve avere.